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martedì 31 marzo 2020

Picco. Con la O?

Alcuni giornali riportano tutti i giorni nuove stime puntuali del picco. Puntuali, cioè una data precisa. E con la o, cioè singolare. Vogliamo quindi chiarire alcuni punti.
Consideriamo, per capirci, gli infetti rilevati. Per cominciare, esistono due tipi di picchi: il picco epidemico e il picco dei casi. Il picco epidemico è il momento in cui il numero di nuovi infetti rilevati giornaliero è massimo (i nuovi positivi), il picco di casi è il momento in cui il numero di casi in circolazione (gli attualmente positivi) è massimo, prima di iniziare a scendere.
Per i matematici, nel picco epidemico la derivata è massima, nel picco di casi da positiva diventa negativa. Spieghiamola immaginando un disegnino: la curva sale veloce, poi rallenta (il picco epidemico) e arriva piano piano a un massimo (il picco di casi); poi scende. In secondo luogo, ogni indicatore non cumulativo ha i suoi due picchi. Ovvero c'è un picco epidemico e un picco di casi degli infetti rilevati, un picco epidemico e un picco di casi degli ospedalizzati in terapia intensiva, un picco epidemico e un picco di casi degli asintomatici, eccetera. Tutti in momenti diversi, legati tra loro: se il picco epidemico dei positivi è in una certa data, il picco epidemico dei ricoveri è pochi giorni dopo e quello dei decessi è ancora successivo.
E' per questo che in Lombardia, ad esempio, mentre i nuovi ricoveri ora scendono i decessi giornalieri sono ancora alti. Quindi abbiamo diversi indicatori non cumulativi (ospedalizzati, terapie intensive, isolamento domiciliare, attualmente positivi), ognuno dei quali ha due tipi di picchi in momenti diversi. E chiaramente un solo picco epidemico per ciascuno di quelli cumulativi (casi totali, decessi, guariti). Fate voi la somma e contate quanti picchi ci sono, quindi.
Mal di testa? Non è finita qua. In realtà ha poco senso parlare dei picchi nazionali. Questi sono la somma di andamenti anche molto diversi nelle varie aree del paese, e l'epidemia in questo momento non comunica tra le diverse aree. Anche parlare di picchi regionali ha poco senso, bisognerebbe valutare a livello di comune o almeno di provincia; ma per semplicità moltiplichiamo solo per 20 (il numero di regioni italiane) il numero precedente. Quanto fa? E allora perchè si parla di picco con la O?
Infine, è doppiamente sbagliato dare una data precisa. Per ragioni statistiche: andrebbe dato un intervallo di confidenza, visto che parliamo di una stima; a meno che non abbiate fatto le previsioni con la palla di vetro. Ed è sbagliato per ragioni epidemiologiche: un picco epidemico non è un giorno, ma un periodo.Per cui non c'è una data del picco epidemico degli infetti nel Lazio, c'è un intervallo di tempo in cui si entra nel picco, vi si permane oscillando un po', e poi lo si sorpassa. Volendo fare i pierini, andrebbero date almeno due date, quella di ingresso e quella di uscita.
Per ogni tipo di picco. Per ogni indicatore. Ehi, ma noi siamo pierini: moltiplichiamo ancora per due.
Nota: i positivi rilevati non sono un buon indicatore dell'andamento reale dell'epidemia. I ricoveri, già molto meglio. Pertanto se si raggiunge o supera il picco epidemico dei ricoveri, si può affermare che il picco epidemico degli infetti reali, rilevati e non rilevati, sia iniziato qualche giorno prima; anche se non li si sa misurare. Tralasciando il fatto che ci piacerebbe tanto, avendo i dati opportuni, stimare questo numero.
A suo tempo abbiamo dato su questa pagina e poi su Avvenire la notizia dell'ingresso nel picco epidemico degli infetti in Lombardia, ora superato. Il picco di casi degli infetti, in Lombardia, non è ancora arrivato; mentre sono fortunatamente arrivati o addirittura superati altri tipi di picchi epidemici.
Una nota a chiusura: valutiamo quasi ogni giorno, regione per regione, tutti i tipi di picchi. Per molte regioni è in arrivo, arrivato, o superato il picco epidemico reale di infetti, in alcune addirittura quello dei ricoveri. Dato il basso numero di casi di molte regioni, e quindi l'alta incertezza, abbiamo preferito non darne comunicazione pubblica per non diffondere informazioni che potevano essere imprecise. Il picco di casi infetti reali, però, non sembra essere ancora arrivato in nessuna area, per cui stiamo a casa.

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