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venerdì 27 marzo 2020

I dati e i complotti

Uno dei problemi più seri per fare fronte a questa situazione epidemica è la gestione regionalizzata di tutto l’apparato sanitario, in particolare delle informazioni di carattere sanitario, che sono quelle su cui possiamo fondare l'utilizzo di modelli e metodi per capire e prevedere i fenomeni che stanno a cuore a tutti, cittadini e decisori politici: per una buona gestione è chiaro a tutti come sia necessaria una buona informazione. Da anni ormai le informazioni sanitarie sono raccolte a livello locale e solo in un secondo momento trasmesse agli uffici centrali, come l’Istat o l'Istituto Superiore di Sanità (ISS), che provvedono ad un controllo di coerenza e qualità. Questo processo di validazione dell’informazione è fondamentale, ma è lungo, ha bisogno di tempo. In momenti come questo, in cui occorrono informazioni in tempo reale, emerge come ogni regione, provincia e persino comune finisca con il lavorare “a modo suo”. Quello che ne emerge è che il dato che arriva a livello centrale è “sporchissimo”. I casi positivi sono una mistura di effetti di più giorni precedenti, i decessi sono quelli che i componenti della task force ISS riescono a reperire faticosamente analizzando schede di morte, tamponi e ogni altro mezzo riescono ad avere a disposizione. Insomma le informazioni diventano di difficilissima lettura. Poi ci sono delle informazioni che sarebbero fondamentali per capire il contagio reale nella popolazione, ovvero i dati a livello di singoli individui, ma questi sembra non siano proprio disponibili presso nessuno.
L’effetto finale sul pubblico di questa enorme confusione è che si pensa alla manipolazione, al complotto, al genio del male che gestisce ogni cosa: e invece si tratta solo di un sistema che funziona molto male.

foto presa qui

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