Post in evidenza

Covid-19 la nostra app è sempre attuale

  Con l'assidua collaborazione  Marco Mingione  e  Pierfrancesco Alaimo Di Loro  abbiamo creato uno strumento web interattivo che consen...

domenica 12 aprile 2020

Quante parole

StatGroup-19 è nato il 3 Marzo, con la chiamata alle armi di Fabio. 
Non si poteva restare immobili davanti all'epidemia che cominciava, a modelli miracolosi che pretendevano  di salvare l'Italia dal Covid-19 (sembrava una vendita televisiva: "e con il modello vi dò anche due pentole e tre padelle!") e al bisogno reale delle persone di capire cosa sta succedendo.
Dalla nostra  abbiamo l'aver fatto della passione di una vita anche il nostro lavoro. Navigare nel fiumiciattolo dei dati, a volte non proprio puliti, che vengono resi pubblici ogni giorno è il nostro mestiere da anni. Sporcarsi le mani, invece che restare a guardare.
Il nostro lavoro comune è un flusso continuo di pensieri, a volte sconnessi, spesso alle 6 di mattina o alle 2 di notte (l'insonnia è uno dei denominatori comuni che ci tengono insieme). Tutto ha luogo in una caotica chat di Facebook, infilata nella nostra già caotica vita quotidiana  fatta dell'usuale carico di lavoro, tra cui didattica e ricerca. Ci siamo chiesti allora: ma che abbiamo detto in questi giorni?

Qui si può vedere una wordcloud delle parole più frequentemente usate in questi quaranta giorni.
A ieri erano 26116 messaggi e 138245 parole, con i quali abbiamo capito un po' di più della pandemia da covid-19, ci siamo dati qualche risposta, abbiamo condiviso il nostro codice con colleghi del nostro e di altri paesi, e sopratutto speriamo di aver aiutato qualcuno a razionalizzare e ad
avere meno paura. Vicino a parole tipiche della nostra disciplina (dati, modello, poisson, esponenziale..) emerge l'urgenza, la necessità di capire velocemente, lanciare ipotesi, congetture e dubbi e verificarli continuamente sui dati (credo, forse, sembra, capire...); le parole oggi, fare, fatto, così frequenti indicano concretezza e lavoro in tempo reale.

          



Un'amica di infanzia di uno di noi, qualche settimana fa, scriveva: "non capisco cosa sono quei pallini rossi che mettete nei grafici, ma qualche speranza me la danno." Vale la pena solo per questo aver scritto tutte quelle parole in chat. 
Già, le persone diverse da noi, quelle che con i numeri fanno a botte dalla prima elementare, sono  il motivo che ci spinge anche oggi a fare qualcosa, nel nostro piccolo: la sorella sconfortata per aver ricevuto messaggi whatsapp che prevedono l'apocalisse; l'amico medico che ogni giorno vede nuove persone ammalarsi e ti chiede "quando finirà?"; la ex-studentessa o il vecchio compagno di mille avventure che tra poco vedranno crescere la famiglia e incrociano le dita affinché tutto vada bene; la mamma di qualcuno che non accende più la televisione perché ognuno dice una cosa diversa; chi è chiuso in casa con noi; gli amici lontani che ci fanno compagnia con un messaggio per sapere come va.
Ci siamo posti molte domande e altre diverse ce ne porremo prossimamente (tra le quali: quale è la miglior combinazione di interventi da sostituire al lockdown? quali sono i segnali che bisogna ripartire con un lockdown?); e continuiamo la caccia a dati più disaggregati e più puliti, per poter rispondere ancora ad altre importanti domande.  Sia a livello individuale che di gruppo stiamo anche facendo e progettando altro, tra cui collaborazioni con i clinici per lo studio dei fattori di rischio, la previsione della prognosi, l'ottimizzazione della terapia. 
I nostri obiettivi restano sempre gli stessi: renderci utili con le cose che sappiamo fare meglio.
Abbiamo però un obiettivo speciale: ci immaginiamo già tutti sul terrazzo di Gianfranco a Palermo a mangiare arancine, pane e panelle, sfincione e tante altre cose salutari, con un bicchiere di prosecco in mano.
Ci vorrà ancora un po' affinché questo diventi realtà, ma dipende da ognuno di noi tornare a fare ciò che ci faceva sentire liberi.
 Buona Pasqua a tutti. 

#iorestoacasapuresenonmiva 

Nessun commento:

Posta un commento