Molte cose nella conferenza stampa di ieri del premier Conte ci hanno lasciato perplessi.
Volevamo commentare solo un punto, marginale, che sembra sia passato inosservato. Citando uno studio ISS il premier ha dichiarato che un contagio su quattro avviene in ambito familiare. Lo studio ISS è riassunto in questo link:
e, non serve dirlo, è fatto bene.
La sua interpretazione però richiede qualche cautela in più di quella mostrata da alcune testate che lo hanno ripreso. Lo studio riporta che il 44,1% delle infezioni si è verificato in RSA, il 24,7% in ambito familiare, il 10,8% in ospedale o ambulatorio e il 4,2% al lavoro. Dei restanti casi, per molti non è stato possibile stabilire il contesto in cui è avvenuto il contagio.
Questo vuol dire che di tutti i contagi avvenuti, uno su quattro è in famiglia? No.
Ci sono due tipi di distorsioni che vanno considerate. Il primo tipo è una distorsione di campionamento. Sono giustamente state avviate diverse campagne di monitoraggio delle RSA in varie regioni. Se i positivi vengono cercati in RSA, è normale che molti dei positivi trovati saranno in RSA. Non solo quindi nel leggere queste percentuali si rischia di dimenticare che riguardano solo i diagnosticati, e non l'intera popolazione di pazienti che risulterebbero positivi al tampone; ma anche il fatto che il luogo di contagio può essere indicativo della probabilità di diagnosi. I pazienti in RSA sono fragili, più facilmente daranno sintomi, e quindi più facilmente saranno diagnosticati. Una diagnosi giustamente porta al monitoraggio dell'intera struttura, cosa che non accade (purtroppo) per molti luoghi di lavoro.
La seconda fonte di distorsione è il dato mancante informativo: per le ragioni sopra, i pazienti di cui non si conosce il contesto più probabilmente avranno avuto un contagio sul luogo di lavoro o al supermercato, rispetto alla RSA stessa.
Altro aspetto fondamentale è che la tabella è costruita su dati rilevati solo ad Aprile e quindi con l'intero paese in lockdown. In questo caso i luoghi di lavoro sono poco o per nulla frequentati e quindi non possono essere luoghi di contagio per molti.
Concludiamo chiedendo una volta di più che i dati individuali, nella disponibilità dell'ISS e delle ASP, vengano condivisi coi ricercatori. E' possibile infatti utilizzare tecniche statistiche appropriate che correggano le percentuali riportate sopra per la distorsione, dando stime più attendibili dei contesti di contagio.
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