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domenica 14 febbraio 2021

Lockdown: sì, no, forse. Il problema è il perché.


In questa fredda domenica di febbraio, la lettura delle principali testate nazionali fornisce spunti come non succedeva da un po’. Terminato il toto-ministri, riecco il nuovo tormentone: “chiudiamo tutto, lockdown nazionale, la variante inglese non lascia altra scelta”. La situazione è nota tutti. Skytg24 racconta lo stato dell’epidemia ogni giorno ne “i Numeri della Pandemia”. Siamo in una fase di stallo, le curve dei vari indicatori scendono lentamente, l’attenzione deve essere massima da parte di tutti, perché basta poco per riveder peggiorare la situazione. 

Nel grafico riportiamo una semplice classificazione delle regioni secondo due soglie: occupazione delle terapie intensive (oltre il 30%) e incidenza (oltre 250 per 100mila abitanti). Se si supera una delle due soglie sei arancione, se le superi entrambe rosso, se no resti giallo. Nulla di difficile, una semplice rappresentazione, che, monitorata settimanalmente, fornisce piccole informazioni sull’andamento dell’epidemia.  Abbiamo visto momenti peggiori.

Oggi si riparla di lockdown. Perché? Con quale obiettivo? A leggere le varie opinioni, è proprio l’obiettivo che non sembra essere chiaro, né tantomeno esplicitato. Proviamo ad immaginare quali obiettivi possono essere perseguiti tramite un lockdown.

Obiettivo 1: estinzione locale dell’epidemia. Si vuole eliminare il virus dall'area di interesse. A questo scopo è utile un lockdown totale, fino ad arrivare a zero casi al giorno per un periodo sufficiente (uno/due cicli di incubazione completa, cioè 14/28 giorni). Misure rigide di isolamento e quarantena sono ovviamente fondamentali, e una sorveglianza epidemiologica molto rigida è indispensabile successivamente in particolare sugli ingressi dall'esterno del territorio.

Obiettivo 2: mitigazione degli effetti della diffusione dell’epidemia, con minimizzazione dei decessi. Il lockdown non è necessario, se non come estrema ratio. È sufficiente una buona strategia di Test, Tracciamento e Trattamento/isolamento/quarantena (TTT). Nel momento in cui in una area si perde la capacità di TTT (esistono indicatori standardizzati, ormai), è necessario un tempestivo e breve lockdown (solo nell'area) fino a ripresa del controllo della situazione.  

Obiettivo 3: mitigazione degli effetti della diffusione dell’epidemia, per evitare il collasso del sistema sanitario. Anche in questo caso, il lockdown non è necessario, se non come estrema ratio. Un serio monitoraggio (gli indicatori li abbiamo) della pressione sul sistema sanitario, legato alla definizione di livelli di rischio di collasso, consente in genere di evitare il lockdown.
Qui http://dx.doi.org/10.23812/21-3-E c’è scritto "It has been noted that the spreading rate of the British variant could be greater than 70% of cases compared to the normal SARS-CoV-2 virus, with an R index growth of 0.4" è la stessa forma della frase che ammette una sostanziale mancanza di evidenze forti, ottenuta sulla base di studi ben disegnati e analizzati con solidi metodi statistici. Non vorremmo passi l’idea che se non sai spiegare qualcosa, allora puoi dare la colpa alla variante.



 

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