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venerdì 12 giugno 2020

I modelli matematici hanno fallito....



"I modelli matematici hanno fallito”. Ci risiamo, un luminare nel suo campo, ma dal cui CV non sembra avere alcuna specifica competenza nell'ambito dei "modelli matematici" ha deciso per tutti noi. I giornalisti, sempre alla ricerca della sensazione, non hanno badato a chi avesse emesso questa sentenza. L'unione matematica Italiana (https://umi.dm.unibo.it/2020/06/10/comunicato-dellunione-matematica-italiana) è intervenuta, utilizzando"modelli matematici" nella stessa accezione dell'articolo di giornale, in modo generico, quindi molti colleghi hanno commentato facendo i distinguo tra le diverse tipologie di modelli... E così via.
Tutta questa storia (che non è finita) punta il dito al vero problema: il rapporto scienza e società. Questo rapporto ha, come spesso accade nelle relazioni, un problema di comunicazione. Chi fa scienza per mestiere parla in un modo, chi non fa scienza di professione non comprende questo linguaggio, si sente sminuito, o si offende capendo fischi per fiaschi. Inoltre, entrambi tendono a mettere bocca in modo un po' troppo incisivo sulle competenze altrui. Poi magari arriva la suocera, qui rappresentata ad esempio dal dr. Zangrillo o dal dr. Silvestri, e la frittata è fatta. Si divorzia.

Se c'è stato un fallimento, non ha riguardato i modelli previsivi usati. Tra quelli proposti molti hanno colto esattamente quel che stava succedendo e hanno avuto performance previsive eccellenti (ci permettiamo di elogiare i nostri, ma anche quelli di molti altri

Troppo spesso chi fa modelli ha poca percezione del contesto in cui si trova a parlare o del mezzo che usa. Al contrario, i re dei giornali o dei social raramente sono degli scienziati o, se lo sono, spesso fanno un uso strumentale del risultato scientifico (cfr la suocera di cui sopra). Anche nella comunicazione con il decisore ci vuole cura e attenzione, Ad esempio prendiamo il tanto vituperato rapporto fornito al governo con 40 e più scenari riportati. A parte le considerazioni sull’eventuale fallimento del modello, che è evidente secondo noi: fornire a chi di modellistica previsiva non sa nulla tutti quegli scenari, senza raggrupparli notando che in realtà molti fornivano delle previsioni statisticamente equivalenti, è come non dare alcuna informazione. Anzi, genera confusione e offre il fianco ad un uso strumentale del risultato.


In conclusione: nella scienza è normale fare errori, è normale cambiare opinione, ed è normale anche che alcuni modelli falliscano. Nonostante ciò, è fondamentale che gli scienziati imparino a comunicare col decisore e con la società, sottolineando sempre, come sanno fare bene, i limiti dei propri approcci. Ed è fondamentale che il decisore si basi, sempre, sulla migliore evidenza scientifica validata disponibile.









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